28 Febbraio
Virus, guerra, Borsa. La mappa della crisi
La Turchia di Erdogan in Siria minaccia il conflitto totale, vacilla l'alleanza con la Russia. La crisi del coronavirus affonda i mercati e spaventa l'America. Import-export del contagio, conseguenze, impatto sull'economia. L'Italia? Un problema tra Conte e continuismo. Lezioni dal passato: il destino di Roma e il contagio
Che succede? Siamo tra virus e guerra. In Siria sta montando un conflitto che potrebbe allargarsi, Erdogan minaccia una guerra totale contro Assad e l'alleanza tra Ankara e Mosca (che sostiene Damasco e partecipa alle operazioni militari a Idlib) sta vacillando. Il quadro del Mediterraneo Orientale è infuocato. Sono tornati gli imperi e le aree di influenza, quello ottomano, quello russo. Il riluttante impero americano vota. La diffusione del coronavirus in Occidente è una minaccia per l'economia, il tema è quello dell'etntrata (e si spera uscita in tempi rapidi) dalla fase di panico e irrazionalità. La crisi in Cina appare stabilizzarsi, andare nella fase del sotto controllo (ma dobbiamo leggere il caso di Pechino con grande prudenza), l'ondata del contagio si è spostata in Occidente, Europa e America. Un altro paese importante per la manifattura mondiale, la Corea del Sud, è stata colpita dall'epidemia, i contagiati hanno superato quota 2000. Ci stiamo giocando la continuazione della fase di espansione dell'economia. Un'ombra sulla corsa delle elezioni presidenziali, la sceneggiatura di America 2020 potrebbe cambiare. E Trump si gioca tutto con un nemico invisibile alle porte. Facciamo il nostro giro di giostra. Seguite il titolare di List.
01
Il virus nella Borsa
I mercati stanno prezzando il rischio, l'interruzione del ciclo di espansione economica, i listini europei hanno bruciato 318 miliardi di capitalizzazione, alle 4:42 la Borsa di Tokyo è in caduta libera, l'indice Nikkei perde il 3,48 per cento, tutte le piazze finanziarie dell'Oriente sono in rosso:
La chiusura della Borsa americana è stata da film dell'orrore:
Siamo in una dimensione che oscilla tra la speranza e il panico. E in questo momento sta prevalendo il secondo. Intanto, in un mondo parallelo, succedono cose ai confini della realtà. Andiamo in Italia.
02
Conte, il continuismo e il dilemma di Salvini
In Italia sulla crisi del coronavirus...
Che succede? Siamo tra virus e guerra. In Siria sta montando un conflitto che potrebbe allargarsi, Erdogan minaccia una guerra totale contro Assad e l'alleanza tra Ankara e Mosca (che sostiene Damasco e partecipa alle operazioni militari a Idlib) sta vacillando. Il quadro del Mediterraneo Orientale è infuocato. Sono tornati gli imperi e le aree di influenza, quello ottomano, quello russo. Il riluttante impero americano vota. La diffusione del coronavirus in Occidente è una minaccia per l'economia, il tema è quello dell'etntrata (e si spera uscita in tempi rapidi) dalla fase di panico e irrazionalità. La crisi in Cina appare stabilizzarsi, andare nella fase del sotto controllo (ma dobbiamo leggere il caso di Pechino con grande prudenza), l'ondata del contagio si è spostata in Occidente, Europa e America. Un altro paese importante per la manifattura mondiale, la Corea del Sud, è stata colpita dall'epidemia, i contagiati hanno superato quota 2000. Ci stiamo giocando la continuazione della fase di espansione dell'economia. Un'ombra sulla corsa delle elezioni presidenziali, la sceneggiatura di America 2020 potrebbe cambiare. E Trump si gioca tutto con un nemico invisibile alle porte. Facciamo il nostro giro di giostra. Seguite il titolare di List.
01
Il virus nella Borsa
I mercati stanno prezzando il rischio, l'interruzione del ciclo di espansione economica, i listini europei hanno bruciato 318 miliardi di capitalizzazione, alle 4:42 la Borsa di Tokyo è in caduta libera, l'indice Nikkei perde il 3,48 per cento, tutte le piazze finanziarie dell'Oriente sono in rosso:
La chiusura della Borsa americana è stata da film dell'orrore:
Siamo in una dimensione che oscilla tra la speranza e il panico. E in questo momento sta prevalendo il secondo. Intanto, in un mondo parallelo, succedono cose ai confini della realtà. Andiamo in Italia.
02
Conte, il continuismo e il dilemma di Salvini
In Italia sulla crisi del coronavirus sono stati commessi grandi errori, la comunicazione del governo e delle istituzioni ha mancato di coordinamento, la parte sanitaria ha visto prima l'espansione senza criterio dei test, ora la loro restrizione, prima il messaggio d'allarme rosso e poi ora il momento dell'invito alla calma, prima l'isolamento di intere comunità regionali (e conseguente guerra dei confini interni tra le Regioni, un incubo) e ora l'idea di far ripartire le attività economiche, evitare il rischio che la crisi del nuovo coronavirus faccia decollare un incontrollabile vortice di crisi economica. Nella confusione, è avanzata anche l'idea di un cambio di maggioranza, un nuovo governo, una larga intesa. Ipotesi istituzionale che sarebbe una soluzione al caos politico di questa legislatura, ma a prescindere dalla diffusione del coronavirus. Il governo Conte - e le Regioni - hanno commesso errori che hanno messo in evidenza gli enormi limiti della nostra classe politica e del sistema politico in genere, il presidente del Consiglio ha beneficiato della crisi del coronavirus perché ha rinviato il regolamento dei conti nella maggioranza - la crisi è andata in quarantena - ma i problemi sono solo un assegno postdatato che prima o poi andrà all'incasso. Non c'è un asse tra Salvini e Renzi, i due non hanno un coordinamento. Come abbiamo già scritto su List, l'unico obiettivo comune è quello di sostituire Conte, poi i sentieri dei due si biforcano: Renzi non punta a elezioni, Salvini continua a cercare il voto. Quest'ultimo non è in realtà convinto della soluzione istituzionale, di un governo di transizione, pensa che le contraddizioni della maggioranza siano troppo grandi, che la recessione (probabile) innescherà comunque la crisi di governo. Andrà così? Il governo proverà a stare in piedi, userà tutte le leve a disposizione, le probabilità che la legislatura vada avanti sono alte, lo sono perché l'opposizione è divisa (Fratelli d'Italia e Lega non hanno la stessa linea) e le crisi "si apparecchiano", serve un piano, un'alternativa, una personalità che traghetti l'Italia fuori da questa legislatura pazza e la porti al voto senza shock. Abbiamo segnali importanti di una correzione in corso nei mercati finanziari, la crescita mondiale nel trimestre (e anche nel prossimo) sarà bassa, l'Italia ha la recessione davanti, un incubo per le imprese e naturalmente anche per il governo. Continuare questa navigazione con il governo Conte 2 appare a chiunque abbia un po' di confidenza con i numeri un azzardo, ma la domanda sul taccuino resta senza risposta: c'è un'alternativa, un piano per uscire dalla palude? Per ora no. La Lega per fare il cambio di passo deve cambiare prima di tutto la sua strategia politica.
Salvini ha in canna il turno delle elezioni regionali di primavera, si vota in Regioni importanti - Campania, Marche, Puglia, Toscana, Veneto, Liguria, Valle d'Aosta - la Lega può continuare il suo filotto di vittorie, ma per conquistare il governo serve un altro passo, la partita è diversa e le regole del gioco non sono quelle della campagna elettorale, valgono mappe e schemi del gioco del Palazzo, una visione politica di medio-lungo periodo sul governo, cioè il futuro del paese. È un obiettico che si raggiunge solo mettendo sul tavolo del risiko un'idea di maggioranza diversa, un presidente del Consiglio che unisce gli opposti, un progetto per far uscire l'Italia dalla battaglia senza fine e senza fini in cui è immersa. Il solo nome che ci viene in mente per fare questo lavoro è quello di Mario Draghi. La palla di questa partita è nel campo di Salvini. È lui che dovrebbe convincersi a cambiare la strategia. Dentro la Lega questo cambio è sostenuto da Giancarlo Giorgetti e altri, ma alla fine è il leader che decide. L'incontro al Quirinale va sostanziato sul piano dell'azione politica, i no di tutti diventano un muro insormontabile se la Lega non dà seguito alla mossa di salire sul Colle. Chiedere la sostituzione di Conte senza proporre una soluzione concreta non può bastare. Il Partito democratico è in una fase di transizione, consolida il potere negli apparati dello Stato, non ha uno sbocco politico perché i Cinque Stelle sono in via di dissoluzione, la carta delle Sardine è già bruciata (litigano sulla partecipazione a Amici e questo ne dà la cifra politica), ma nonostante la crisi del coronavirus abbia messo il governo in grave difficoltà (e già aveva i suoi grandi problemi). Il continuismo in questo momento è più forte che mai.
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Nel frattempo, in attesa che si muova qualcosa nel quadro di immobilismo italico, là fuori si agitano forze che cambieranno lo scenario. Xi Jinping deve superare la sua crisi interna, Trump cerca la riconferma alla Casa Bianca, l'Europa è in uno spaventoso limbo che la crisi del coronavirus ha illuminato e i mercati prezzano l'incertezza.
03
La paura americana
Sta tornando l'Orso (dicono), il Toro è finito (dicono) e il mercato è in zona di correzione (è un fatto). Vediamo prima di tutto la mappa globale degli indici aggiornata alla seduta di ieri, le zone che vanno dal rosa al rosso sono in perdita, quelle in verde positive:

Benvenuti nella terra della febbre dal coronavirus. Ora vediamo la curva dell'indice S&P 500 e del Nasdaq:

Dal 19 febbraio a ieri i due indici hanno perso oltre il 10 per cento. Il timore di un contagio su ampia scala del coronavirus in America è grande. È anche fondato? Vediamo i numeri del Cdc per gli Stati Uniti:

Qual è il rischio di importazione per gli Stati Uniti? Questa è la mappa della Johns Hopkins University più aggiornata:

Rischio per le città americane? Ecco la mappa:

È la costa del Pacifico quella più esposta, guarda la Cina, la business community fa il vai e viene con l'Oriente e ci sono comunità cinesi nelle aree urbane di San Francisco, Los Angeles, Seattle. Per gli Stati uniti il rischio è alto, siamo nello spazio che va tra i 4 mila e i 9 mila casi. È gestibile? Le risorse per l'emergenza non mancano, il problema è quello del sistema sanitario, l'organizzazione della quarantena, la cura e i tempi per un vaccino che sono lontani.
Impatto sull'economia americana? Sono stime ardue da fare, ne prendiamo una da un report riservato di Goldman Sachs di questi giorni:

Non è la fine del mondo, ma siamo in una terra incognita. Qual è l'impatto sulla Borsa? Quello che stiamo sperimentando in queste ore è un sell off, ma durerà? Cosa ci dice l'esperienza passata delle altre epidemie e il loro impatto sul mercato? Sempre da Goldman Sachs un grafico molto interessante sull'andamento dell'indice S&P 500 durante le varie crisi:

La catasfrofe non c'è mai stata, più o meno forti perdite e poi ripresa. Sono i cicli della finanza, gli shock vengono assorbiti. Realismo e non panico.
04
Import-export del contagio
Quanto è sicuro oggi il dossier coronavirus in Cina? L'esperienza di Pechino è distopica, ma siamo di fronte a un regime totalitario, i numeri sono opachi, sono state cambiate le modalità di ricerca e classificazione dei casi più volte e mancano i dati di partenza del virus, la sua origine, i dettagli sulla gestione. Sappiamo che la Cina era al corrente della gravità della situazione almeno dalla fine di dicembre, sappiamo che il presidente cinese Xi Jinping ne parla davanti al Politburo del Partito comunista cinese il 7 gennaio, sappiamo che solo il 23 gennaio le città della provincia di Hubei vengono messe in quarantena, sappiamo che 5 milioni di cinesi che abitano nella città di Wuhan hanno lasciato la metropoli per il capodanno cinese prima che il lock down fosse attuato. Vediamo una diminuzione dei casi in Cina, l'aumento in Occidente, due andamenti contrapposti. I dati dicono che i sintomi nella maggior parte dei casi sono lievi, che si guarisce, ma nello stesso tempo indicano anche potenzialità tali da mettere in crisi un sistema che non appronta l'emergenza, il nuovo coronavirus ha una forte velocità di diffusione. Un contagiato può trasferire il virus a molte persone, non sappiamo con certezza quante, dipendente dall'intensità del contagio nel "veicolo" che trasporta il virus.
Il coronavirus viaggia con vari mezzi, l'aereo è il più comune e veloce, ma non è il solo. Come abbiamo visto per l'Italia, inoltre, bloccare i voli diretti non ferma il flusso, perché ci sono i voli con scali intermedi, lo stop al traffico diretto incentiva l'uso dell'alternativa che improvvisamente diventa invisibile al radar, i soggetti infetti sfuggono più facilmente ai controlli. Il gruppo di studio francese dell'Inserm, un centro studi dell'Università della Sorbona, diretto dall'italiana Vittoria Colizza, ha monitorato questo traffico planetario, il grafico che pubblichiamo è molto istruttivo:

Il virus a questo punto della storia è già presente in tutti i continenti, ma il suo decollo dalla portaerei cinese è più difficile. Il picco dei casi importati è già stato toccato, questo ovviamente non esclude il rischio che continui a fluire dalla Cina verso l'esterno, ma il problema a questo punto è quello di controllare la diffusione, moltiplicazione del coronavirus dove è già presente, il contagio da soggetti secondari in circolazione sul territorio e così via.
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Donald Trump l'altro ieri ha cercato ovviamente di infondere sicurezza, i numeri di Wall Street e il potenziale impatto sulla crescita economica lo preoccupano e siamo nel pieno della campagna presidenziale, nella corsa di America 2020 c'è un imprevisto: il virus. Quello che fa la Casa Bianca ha un impatto sul nostro destino.
05
Trump non isola l'Italia che si è auto-isolata
Come si affronta una crisi? Una lezione dal presidente americano che non blocca i viaggi con il nostro paese, attende i numeri della Cina, rassicura e prepara il piano per il coronavirus. Primi rientri sulla Terra, Sala chiede di riaprire Milano. Come e perché l'Italia è arrivata a questo punto?

La commedia italiana si sta consumando con morti, contagiati e un paese che si vuol condannare al declino, corre da solo, canticchiando "siamo i primi, funiculì funiculà", verso la ghigliottina. Mentre questa nave di folli imbarca acqua, abbiamo visto la differenza che passa tra un sistema che risponde in maniera appropriata, pragmatica, guardando alla sostanza delle cose e all'interesse della nazione, e la nostra sgangherata classe politica. Continua a leggere a List.
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Tutta questa storia è una grande lezione sugli shock geopolitici. Abbiamo un conflitto dimenticato, quello della Siria, che sta facendo un nuovo balzo. Il protagonista lo conosciamo bene, si chiama Erdogan. E ha una alleato: Putin. Il neo espansionismo ottomano, le aree di influenza della Russia. Sono tornati gli imperi.
06
La guerra di Erdogan in Siria. L'alleanza con la Russia vacilla
Il quadro strategico aggiornato della Siria è questo, mappa del Congressional Research Service, il caos:

Nel 2017 la situazione della Siria era questa:

Sconfitta l'Isis, gli americani si sono via via disimpegnati, lasciando a Erdogan la possibilità di estendere il controllo nel Nord della Siria, in territorio curdo. Altra mappa:

Erdogan ha piazzato tutti i suoi avamposti e a Idlib appoggia le forze di opposizione al regime siriano di Bashar Assad. Nitroglicerina. Erdogan deve estendere la "buffer zone", il cuscinetto intorno ai confini della Turchia, stavolta a Nord Ovest. Assad avanza con l'aiuto di Mosca. I bombardamenti sono un racconto dell'orrore, un milione di persone sono fuggite nel confine turco. L'esercito di Ankara sta subendo perdite pesanti, l'ultimo bollettino dell'Osservatorio siriano per i diritti umani parla di 34 soldati uccisi (29 secondo Ankara) nella contro-offensiva dell'esercito siriano. L'alleanza tra Turchia e Russia (che in questo scenario sostiene Assad) sta vacillando. Riunione d'emergenza del governo turco, Erdogan minaccia la guerra totale contro la Siria e ha fatto sapere che non accoglierà più i profughi siriano, un avviso all'Europa, soprattutto alla Germania. Le Nazioni Unite stanotte hanno fatto la sintesi della situazione: "Se non si farà nulla il rischio di un'escalation del conflitto in Siria aumenta di ora in ora". Gli Stati Uniti hanno chiesto a Siria e Russia di fermare "l'odiosa offensiva" contro le forze turche. "Noi siamo con il nostro alleato della Nato, la Turchia, e la sosterremo", ha affermato un portavoce del Dipartimento di stato. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha chiesto la de-escalation in un colloquio con il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu. Siamo di fronte a una Santa Barbara, la miccia è accesa, suonano i tamburi della guerra.
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Gli imperi di ieri e quelli di oggi. La loro storia ci aiuta a comprendere il presente, ricostruire la mappa della contemporaneità. Anche la crisi del coronavirus non sfugge a questa regola, al vai e vieni degli eventi, al loro ritorno sotto altra forma. Abbiamo dei precedenti? Altro che, a noi italiani basta uscire di casa e andare a fare un giro tra le rovine di Roma.
07
Il destino di Roma
Lezioni dal passato. Per sapere, per capire, bisogna leggere Il destino di Roma, splendido libro di Kyle Harper. Come e perché cadde l'Impero Romano?
Furono il cambiamento climatico e le epidemie i fattori determinanti del crollo dell'impero, fu la natura a trionfare sull'uomo e le sue ambizioni smisurate. Un immenso territorio, un sistema di governo, finì fuori controllo. Roma nel 400 D.C. era una magnifica metropoli di circa 700 mila abitanti. Harper nel suo libro fa un elenco impressionanente:
Roma possedeva 28 biblioteche, 19 acquedotti, 2 circhi, 37 porte, 423 sobborghi, 46602 palazzi, 1790 case di grandi dimensioni, 290 granai, 856 stabilimenti termali, 1352 cisterne, 254 panifici, 46 bordelli e 144 latrine pubbliche. La città era sotto ogni aspetto un luogo straordinario.
Questa magnifica città, il centro del mondo, a un certo punto non riuscì più a governare il suo immenso territorio. E furono decisivi nel crollo di questa civiltà due fatti dimenticati spesso dai libri di storia: una piccola era glaciale e la peste.
Anche in questo caso, tutto cominciò in Cina, il focolaio originario della peste. Come in tutte le epidemie, serve un veicolo. Quale? I ratti. Così ecco comparire nel libro una mappa dei ratti dell'Impero Romano:

Vi ricorda qualcosa di questi strani giorni? Serpente. Pipistrello. Pangolino. Cina. La storia di diverte a giocare a dadi. È il ciclo dell'eterno ritorno. Ma qui il finale è diverso: non cadrà nessun impero sotto i colpi del coronavirus. E l'impero romano non tornerà. Sarà una lunga giornata. Speriamo nella pace e nella sconfitta della paura. Sì, viviamo tempi interessanti. Senza forse, è davvero troppo.