2 Aprile
Xi all'Europa: faccia una politica estera indipendente
Il vertice Bruxelles-Pechino finisce in testacoda. Il presidente cinese avvisa sui pericoli di uno schiacciamento dell'Ue sulle posizioni americane e una "mentalità da Guerra Fredda". A vuoto il tentativo di separare Pechino da Mosca. Washington manderà altre armi a Kiev. Il Wall Street Journal: Biden ha bisogno di consiglieri migliori. La guerra di Putin in tre mappe. La trincea economica: gas, petrolio, inflazione e acciaio
A che punto è la guerra? Corre, la diplomazia continua a muoversi con lentezza, non ci sono scorciatoie, a quanto pare bisogna attendere che la situazione sul campo si consolidi e arrivi al punto in cui le due parti - Zelensky e Putin - abbiano reciproco interesse a incontrarsi. Per ora questo momento non è arrivato. Nessuno è pronto per la pace, tutti rincorrono la guerra. Facciamo il punto sulla situazione, tutte le pedine stanno andando a dama. Seguite il titolare di List.
01
La Cina non lascia Mosca e si tiene distante dall'Occidente
Xi Jinping invita l'Unione europea a "una politica estera indipendente", un chiaro rimprovero per aver sposato completamente la linea americana e quella che i diplomatici cinesi chiamano "mentalità da Guerra Fredda"

L'Unione europea ha cercato - invano - di ottenere dalla Cina il divorzio da Putin, la cosa non può andare in porto per i motivi che abbiamo elencato più volte su List. Restano tutti in piedi, Pechino non ha nessuna convenienza a lasciare la Russia in mezzo al guado, avrebbe problemi di alleanze e stabilità in ogni parte del mondo, a cominciare dall'Africa (dove i due paesi stanno andando in tandem), sul piano energetico la Cina dipende dal gas russo quanto e più dell'Europa e i piani per il futuro sono di un rafforzamento della partnership (la costruzione del gasdotto Soyuz Vostok). Dunque Pechino condivide la retorica della pace di Ursula von der Leyen, non dice che la guerra di Putin sia giusta ma non la condanna e si tiene ben distante dall'Occidente. Anzi, fa di più, perché il presidente cinese invita l'Unione europea a "una politica estera indipendente", un chiaro rimprovero per aver sposato completamente la linea americana e quella che i diplomatici cinesi chiamano "mentalità da Guerra Fredda". Così il 23° vertice (virtuale) tra...
A che punto è la guerra? Corre, la diplomazia continua a muoversi con lentezza, non ci sono scorciatoie, a quanto pare bisogna attendere che la situazione sul campo si consolidi e arrivi al punto in cui le due parti - Zelensky e Putin - abbiano reciproco interesse a incontrarsi. Per ora questo momento non è arrivato. Nessuno è pronto per la pace, tutti rincorrono la guerra. Facciamo il punto sulla situazione, tutte le pedine stanno andando a dama. Seguite il titolare di List.
01
La Cina non lascia Mosca e si tiene distante dall'Occidente
Xi Jinping invita l'Unione europea a "una politica estera indipendente", un chiaro rimprovero per aver sposato completamente la linea americana e quella che i diplomatici cinesi chiamano "mentalità da Guerra Fredda"

L'Unione europea ha cercato - invano - di ottenere dalla Cina il divorzio da Putin, la cosa non può andare in porto per i motivi che abbiamo elencato più volte su List. Restano tutti in piedi, Pechino non ha nessuna convenienza a lasciare la Russia in mezzo al guado, avrebbe problemi di alleanze e stabilità in ogni parte del mondo, a cominciare dall'Africa (dove i due paesi stanno andando in tandem), sul piano energetico la Cina dipende dal gas russo quanto e più dell'Europa e i piani per il futuro sono di un rafforzamento della partnership (la costruzione del gasdotto Soyuz Vostok). Dunque Pechino condivide la retorica della pace di Ursula von der Leyen, non dice che la guerra di Putin sia giusta ma non la condanna e si tiene ben distante dall'Occidente. Anzi, fa di più, perché il presidente cinese invita l'Unione europea a "una politica estera indipendente", un chiaro rimprovero per aver sposato completamente la linea americana e quella che i diplomatici cinesi chiamano "mentalità da Guerra Fredda". Così il 23° vertice (virtuale) tra Ue e Cina si è risolto con un nulla di fatto diplomatico, con distanze più ampie di prima. È lo stesso film visto con la telefonata tra Biden e Putin, sono mondi lontanissimi, parlano una lingua diversa e l'Occidente fa finta di non aver capito che chi era fino a ieri emergente oggi è emerso e punta al primato mondiale sull'economia e la difesa.
02
Gli Stati Uniti dal blindato sovietico a come blindare Biden
Le vie della guerra sono infinite, chi l'avrebbe detto che un giorno gli Stati Uniti si sarebbero dati da fare per inviare carri armati sovietici per combattere contro gli ex sovietici? Accadrà anche questo - secondo il New York Times - nella storia della fornitura di armi all'Ucraina.

Gli americani finora hanno destinato all'Ucraina 2,3 miliardi di dollari di aiuti, altri 300 milioni sono stati annunciati ieri dal portavoce del Pentagono, John Kirby. I carri sovietici serviranno a bombardare obiettivi nel Donbass. Nella spedizione americana di armi a Kiev ci saranno missili a guida laser, sistemi di contraerea, blindati, visori notturni e a sistema termico. Tutto quello che serve per difendersi e colpire. La guerra non finirà presto.

In che fase sono gli americani? Quella di chi ha un nemico da combattere e ha un problema: Biden. Sul Wall Street Journal visto che hanno realizzato che il presidente resterà in carica per tutto il mandato (e se lo augurano, viste le performance della vice Kamala Harris) hanno un'idea: circondiamo il presidente di buoni consiglieri, possibilmente conservatori, e andiamo avanti. Ecco cosa scrive l'editorial board del WSJ:
Nel 1940, mentre la prospettiva della guerra mondiale si avvicinava, FDR fece entrare Henry Stimson, esperto internazionalista del Partito repubblicano, come Segretario alla Guerra e Frank Knox come Segretario della Marina. Essi costruirono credibilità con l'opinione pubblica e a Capitol Hill per le dure scelte che sarebbero venute. Harry Truman lavorò con il senatore repubblicano Arthur Vandenberg per costruire il sostegno alla Nato all'alba della guerra fredda. Jimmy Carter almeno aveva il falco Zbigniew Brzezinski come suo consigliere per la sicurezza nazionale quando i sovietici hanno cercato di sfruttare la sua debolezza. Blinken ha mostrato un'energia impressionante come Segretario di Stato, e aveva ragione nel consigliare a Biden di non ritirarsi in toto dall'Afghanistan. Ma Biden ha un disperato bisogno di diversificare i consigli che riceve al di là degli internazionalisti liberali che dominano i suoi comitati. Susan Rice, Ron Klain e Jake Sullivan hanno il fallimento afgano sul loro curriculum. Il mondo sta entrando nel periodo più pericoloso dal crollo dell'Unione Sovietica, e forse dagli anni '30. La crisi del coronavirus ha oscurato la tendenza, ma i pericoli sono diventati evidenti man mano che gli avversari hanno reagito a ciò che percepiscono essere il declino americano, la divisione e la debolezza alla base della debacle dell'Afghanistan. Biden ha bisogno di sostenere le sue parole di Varsavia con un aumento della difesa e molto più realismo diplomatico per affrontare i grandi rischi futuri.
Dal blindato sovietico al come blindare Biden. Proteggere e armare il presidente. E non solo lui.
03
Zelensky chiede aerei, Putin fa la guerra di logoramento
Volodymyr Zelensky ha detto in un'intervista a Fox News stanotte che "la situazione nell'Est del Paese resta molto difficile e la Russia si sta preparando a bombardare di nuovo il Donbass e Kharkiv". Il presidente dell'Ucraina ha ribadito la sua richiesta di "avere aerei per fronteggiare le potenza militare russa". Siamo sempre al punto, la supremazia aerea della Russia (che tra l'altro non sta utilizzando il suo potenziale).

Si sta realizzando lo scenario che abbiamo evocato fin dall'inizio dell'invasione: Putin sta conducendo una guerra d'attrito (ha ordinato di bombardare i depositi di carburante dell'Ucraina e, come vedremo, altrettanto provano a fare i suoi avversari), il conflitto in questa dimensione si prolunga, Mosca prova a sfiancare un esercito piccolo che avrà continuo bisogno di rifornimenti da parte dell'Occidente (e dunque si moltiplicano le tensioni e il rischio di allargamento della guerra). Interrompere le linee di rifornimento è la principale tattica di battaglia. Nessuno si fermerà fino a quando ci saranno armi e un risultato finale incerto - che non è quello della guerra, ma del negoziato. La vittoria è sul campo di battaglia, ma il successo arriva solo e sempre al tavolo della pace.
***
Facciamo un punto nave sulla situazione militare, tutte le pedine stanno andando a dama. Seguite il titolare di List.
04
Attacco in Russia. Non accadeva dalla Seconda guerra mondiale

Il fatto rilevante sul piano militare è che l'Ucraina ha bombardato un deposito di carburante di Rosneft a Belgorod, in Russia. Si tratta di un'incursione di elicotteri, non ci sono vittime, ma il fatto è rilevante in almeno tre punti:
1. Si tratta del primo attacco militare sul suolo russo dopo la Seconda guerra mondiale;
2. La Difesa anti-aerea al confine alzerà livello di allerta dei sistemi SAM (surface-to-air missile) della Russia;
3. Sale il rischio di incidenti e fuoco amico per la Russia.
Il Cremlino ha fatto sapere in mattinata di essere stato informato e ha reagito dicendo che la sortita "influirà sui negoziati". Mappa di Belgorod:

Secondo l'Intelligence della Difesa inglese, il bombardamento dei depositi di carburante creerà "ulteriori problemi logistici" all'esercito di Mosca. Kiev non ha confermato l'attacco, ma non ci sono dubbi sull'azione dei due elicotteri da combattimento ucraini.
Domanda: perché la contraerea russa non ha reagito? È probabile che le batterie anti-aeree non fossero attive per non incorrere in quello che viene definito "fuoco amico", come sottolinea un'analisi del Rusi (il Royal United Services Institute, il più antico think tank militare del mondo, fondato nel 1831 dal Duca di Wellington), "gestire una zona di ingaggio congiunto per SAM e aerei ad ala fissa è un compito complesso e difficile durante le esercitazioni in tempo di pace per qualsiasi forza aerea". Questo significa che se l'Ucraina decide di attaccare via aria, lo scenario della battaglia sarà ancora più cruento.
05
La guerra dell'uomo del Cremlino in tre mappe
Come vanno le cose sul campo di battaglia? Confrontiamo tre mappe, è istruttivo. La prima la conoscete, è quella dell'Intelligence della Difesa britannica:

Conferma il quadro della mezzaluna russofona, l'obiettivo politico di Putin. La seconda mappa è quella americana dell'Institute for the Study of War:

Più o meno le due mappe sono allineate sui territori conquistati dai russi. La terza mappa è della Difesa francese:

Questa carta è più favorevole all'avanzata della Russia rispetto alle altre due. La guerra di Putin qui va "chiude" il fronte sud, lo congiunge al Donbass e fa avanzare l'esercito russo sulla riva orientale del fiume Dnieper. L'Ucraina divisa in due. Leggiamo i punti chiave secondo l'analisi sintetica della Difesa francese:
Fronte nord. A Kiev c'è un ritiro parziale - sia a est che a ovest della capitale - delle forze russe verso il confine della Bielorussia, quello che i servizi segreti americani e inglesi hanno definito "un riposizionamento", un sostanziale allentamento della presa intorno alla capitale. A Chernihiv la città rimane sotto assedio, ma una parte delle forze russe si è spostata verso est;
Fronte est. La città di Kharkiv è sotto bombardamento. A Izium l'esercito russo sta rafforzando le capacità offensive. A Dnepro c'è resistenza delle forze ucraine sulla riva occidentale del Dnieper, ma i russi si preparano a un assalto a Zaporizhia;
Fronte sud. A Mariupol continuano i tentativi per evacuare i civili, mentre i bombardamenti continuano; a Kershon i russi accentuano il controllo sulla popolazione, a Odessa sono stati sparati ieri tre missili e le forze navali sono in attesa di un'operazione anfibia che a Mosca hanno sempre tenuto in standby.
Cosa c'è da attendersi nei prossimi giorni? La battaglia si intensificherà a Mikolaiv, e Mariupol. Le truppe russe si stanno riposizionando e ci sarà un ricambio. L'offensiva procede seguendo la politica, il negoziato, gli imprevisti sul campo. E un imperativo della politica russa nei secoli: l'accesso all'acqua.
06
Mosca rafforzerà il fianco occidentale

Il bombardamento dei depositi di carburante a Belgorod è un fatto che non resterà senza conseguenze sul campo, il target degli ucraini sono la logistica e i rifornimenti dell'esercito russo che sta consolidando il Donbass. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ieri sera ha annunciato il rafforzamento del fianco occidentale della Russia per scoraggiare eventuali attacchi. Peskov ha spiegato che Putin ha ordinato ai militari di rafforzare i confini occidentali in modo che nessuno mai pensi di lanciare un'incursione in territorio russo Peskov, che parlava alla principale rete televisiva bielorussa, ha riferito di non ben specificate nazioni (tutte quelle Nato, non è difficile capire chi fa che cosa) che stanno rafforzando il loro potenziale militare proprio vicino al confine occidentale russo; il ministro della Difesa, Sergei Shoigu - ha aggiunto Peskov - sta lavorando a un piano di sicurezza. "Shoigu ha riferito a Putin che loro stanno rafforzando il loro potenziale militare. E Putin, come risposta, ha incaricato di sviluppare un piano per aumentare e rafforzare il nostro potenziale militare ai confini occidentali. Naturalmente - aggiunge l'agenzia Ria Novosti - ciò avverrà in modo tale da proteggerci e mantenere la necessaria parità in tutto, in modo che non venga in mente a nessuno di attaccarci".
07
La trincea economica. Gas, inflazione, auto e acciaio
Sul fronte del gas, il dato importante è che Gazprom non ha fermato il flusso verso l'Europa. Anzi, il gas che viaggia sui gasdotti in Ucraina in questi giorni è ai massimi. Resta la richiesta di pagamento in rubli, tutti stanno interpretando il decreto del Cremlino. Le cancellerie europee sono ferme nel voler pagare in euro o in dollari. "Io non vedo escamotage, penso che abbiamo dei contratti che sono al 97% in euro o in dollari: noi rispettiamo i contratti e pagheremo in euro o dollari. Con il passare delle ore credo si sia capito che le minacce e gli ultimatum" di Putin sul pagamento del gas in rubli "non sono poi così ultimativi", ha detto il Commissario europeo per gli affari economici Paolo Gentiloni. Al momento in Italia non c'è allarme per le forniture, il governo si sta muovendo con rapidità per accumulare scorte per l'autunno e per il "distacco" dal gas russo in futuro con nuovi fornitori e contratti nel Nord Africa e in Medio Oriente. Ieri Draghi ha sentito al telefono il presidente dell'Algeria, Abdelmadjid Tebboune, in agenda c'è il rafforzamento della partnership energetica.
Il problema dell'economia globale in questo momento si chiama inflazione. Ha toccato il 7,5% nell'Eurozona, in Italia è al massimo dal 1991, ci sono segnali preoccupanti che arrivano dalle industrie che contano, l'automobile, l'acciaio e naturalmente le materie prime, a cominciare da quelle alimentari.

Le immatricolazioni di auto nuove sono crollate in Francia (-19,5% sul 2021, il peggiore di sempre se si esclude il marzo 2020 della pandemia) e in Spagna (- 30,2% sul 2021, rispetto a marzo 2019 calano del 51%), in Italia il dato di marzo (-29,7% sul 2021) rappresenta il nono mese in rosso di fila. Il Centro studi Promotor ha sottolineato che proiettando il dato del mese scorso "sulle vendite dell'intero 2022 si ottiene un volume di immatricolazioni di 1.127.527, un livello molto vicino a quello del 1967". Secondo il Csp, "le cause che hanno portato a questa situazione sono ben note: la pandemia, con il crollo del Pil nel 2020 e il recupero soltanto parziale nel 2021, la crisi dei microchip e di altri componenti essenziali nella produzione di automobili, la guerra in Ucraina con il suo impatto anche psicologico, il riaffacciarsi dell'inflazione, la minaccia di una nuova stagflazione come quella che il mondo conobbe negli anni '70 del secolo scorso dopo la prima crisi petrolifera e altri fattori di minore importanza". Il settore dell'auto in Italia dà lavoro a oltre 250 mila persone.
La crisi dell'acciaio è legata a doppio filo al settore automotive, i prezzi sono in ascesa, la conferma che la situazione sta arrivando a un punto di rottura arriva dal gigante tedesco Thyssen che sta cercando di rinegoziare i contratti con le aziende dell'automotive per il 2022 che erano stati firmati all'inizio dell'anno. Lo riferiscono fonti di mercato ad Argus Media, fornitore indipendente di dati per il mercato delle commodity. Il colosso dell'acciaio, fortemente esposto al settore automobilistico, vuole ripristinare i margini previsti inizialmente, prima che il prezzo delle materie prime e dell'energia si impennasse a causa dell'invasione russa in Ucraina. Per questo, riferiscono le fonti sta valutando aumenti di 300-320 euro a tonnellata.
Quello che fino a ieri era un affare e una sfida bellissima, le grandi opere in acciaio, oggi può diventare un problema economico insuperabile, una trappola letale. Un appalto da 146 milioni di euro bandito a Roma per costruire il nuovo Ponte dei Congressi è andato deserto. L'acciaio costa troppo, le imprese temono un contraccolpo del prezzo e una perdita secca nella realizzazione dell'opera sul Tevere. Come cambia la storia. Tutte le strade portano a Roma, i ponti no.